BIOGRAFIA

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Giovanni de Benedictis
Nato a Pescara il 08/01/1968

Professione: Carabiniere

Scrivere di Giovanni de Benedictis, tracciare anche sinteticamente un bilancio della sua lunghissima carriera sportiva (gli inizi nel ’77) pone lo scrivente di fronte alla facile “seduzione” della agiografia da rotocalco televisivo; quella retorica “dovuta”, “tributo necessario” che si usa ad ogni campione che si appresta ad abbandonare – da atleta – l’agone, quello dei Campionati e dei Giochi, ora qui ora là, nel mondo.

È che ventisette anni di attività agonistica non sono proprio bruscolini. Se poi volessimo giocare – idealmente per carità – a riavvolgere il nastro di asfalto e gomma srotolato e pestato da Giovanni fino ad oggi, scopriremmo un cammino di circa centocinquantamila chilometri. Centocinquantamila chilometri di volti, incontri, storie. Di vita che scorre con velocità cinematografica – penso ai capolavori del regista tedesco Edgar Reitz, Heimat e Heimat 2; oppure a La meglio gioventù del nostro Marco Tullio Giordana.

La vita “accelerata” di un bambino di nove anni che impara presto a conoscere il sapore della vittoria, nel mezzofondo. E sì, perché papà Gaetano, suo primo tifoso ed allenatore, lo vede già in azzurro, ma nella corsa. Ed inizia a prepararlo per le olimpiadi. Giovanni è nato a Pescara, l’8 gennaio del 1968 e siamo soltanto nel ’77, ma il padre pensa già all’edizione olimpica del 1984; al massimo a quella del 1988. Parenti e amici ridono affettuosamente dei sogni di gloria di papà Gaetano; i “nemici” vaticinano un “botto” da ultimo dell’anno o da festa di S. Andrea (“Tanto scoppia, dove vogliono andare…”).

Della “brigata” de Benedictis fa parte pure il fratello di Giovanni, Mario, di tre anni più “vecchio”, eternamente indeciso e scisso tra marcia e mezzofondo. Un ottimo sparring partner, dal talento discreto e dal rendimento incostante, ma buono assai per fare spogliatoio. Grazie all’intuito del compianto Vittorio Maturo, talent scout ineguagliabile, Giovanni scopre la marcia nel 1980, per i colori dell’AICS Hadria Pescara, sua società d’origine. Prova a marciare in allenamento tre giorni prima di una competizione regionale allo stadio di Francavilla, e lì è subito record, di fronte allo sguardo imbambolato di tutti i presenti: 19’30” e spiccioli; migliore prestazione italiana sui 4 km, al limite dei dodici anni. Ma Giovanni preferisce la corsa e “parcheggia” l’idea di marciare; il fratello Mario, allora marciatore convinto, si vede – virtualmente, ma neanche tanto – staccato di due minuti sulla distanza più breve, da un neofita per niente entusiasta e, soprattutto, di tre anni più giovane. Di lì a qualche giorno Mario passerà alla corsa. Tra infiniti successi giovanili, sempre nel mezzofondo, Giovanni macina chilometri, fino al primo maggio del 1981. Quel giorno segna il definitivo passaggio di Giovanni dalla corsa alla marcia. Un giorno infausto: cade dalla bici dopo aver seguito il fratello in una gara su strada. Frattura al femore destro. Ingessato che sembra Jeeg robot d’acciaio, rimane inchiodato al letto fino ai primi di luglio. Lenta e faticosa inizia la riabilitazione. Nell’autunno di quello stesso anno riprova a trotterellare, ma fa ancora fatica.

E allora papà Gaetano lo fa marciare. Cioè no. Diciamo camminare. Una sorta di riabilitazione che, passo dopo passo, diventa qualcosa di clamoroso. Una specie di miracolo. Dopo un 1982 interlocutorio Giovanni inizia quella progressione di risultati che lo porterà, ventenne guascone e pieno di talento, alle olimpiadi di Seoul ’88 con ambizioni da podio. Nell’’83 fa registrare la migliore prestazione nazionale cadetti sulla distanza dei 5 km in pista. Si aggiudica inoltre tutte le kermesse sul suolo patrio riservate agli under 15. Nell’’84 infrange tutti i record nazionali di categoria e pure quello regionale assoluto che resisteva da cinque anni. Vince le Gimnasiadi a Firenze, una sorta di campionato mondiale studentesco. Veste, da sedicenne, la maglia azzurra juniores in un triangolare a Londra, aggiudicandosi la competizione. Nell’’85, da allievo, è terzo sulla distanza dei 10 km nei Campionati Europei Juniores di Cottbus, dietro agli avversari di sempre (il russo Shennikov e lo spagnolo Plaza, vincitore a Barcellona ’92). Quell’anno scompare Vittorio Maturo, proprio in agosto. Nell’’86 è quarto ai Campionati Mondiali Juniores di Atene, sempre sui 10 km. Nell’’87 il fratello Mario molla l’agonismo, prende il testimone paterno e inizia a seguirlo tecnicamente. Giovanni cambia casacca, lascia l’AICS Hadria Pescara per i Carabinieri di Bologna il cui direttore tecnico, l’abruzzese Vittorio Visini, fidando ciecamente in Giovanni, gli permette di organizzare i suoi allenamenti a Pescara. E vede giusto. Giovanni vince i Campionati Europei Juniores a Birmingham doppiando tutti meno che lo spagnolo Massana – per una manciata di metri – altro illustre avversario degli anni a venire. Il resto è storia nota, almeno agli appassionati, agli attenti estimatori dell’atletica leggera e, più specificamente, dei “faticatori” del taccopunta. Le cinque partecipazioni olimpiche, da Seoul ’88 a Sidney 2000 e la recentissima convocazione ai Giochi di Atene 2004; la tribolata e perciò preziosissima medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Barcellona ’92 sui 20 km (unica medaglia per l’atletica leggera italiana, in quell’edizione).

I duelli spesso vittoriosi con il rivale di sempre, Maurizio Damilano, Campione Olimpico, mito vivente della marcia mondiale. Le sei partecipazioni ai Campionati del Mondo, da Tokio ’91 passando per l’edizione di Stoccarda nel ’93, nobilitata da un argento, sempre nei 20 km, fino ai drammatici 50 km di Edmonton nel 2001. E poi le quattro edizioni dei Campionati Europei, da Spalato nel ’90 a Monaco nel 2002, le molte edizioni della Coppa del Mondo di Marcia, con la vittoria a squadre nel ’91 in California; l’oro, sempre nei 20 km, ai Giochi del Mediterraneo del ’97. Molte le soddisfazioni sulle distanze non olimpiche; nei velocissimi 3000 metri in pista all’aperto con la migliore prestazione mondiale (10’47”12), in occasione del meeting di S. Giovanni Valdarno nel 1990; nei campionati continentali indoor sui 5 km: un bronzo all’Aja nell’’89, un argento a Glasgow nel ’90 e finalmente l’oro a Genova nel ’92. Sempre nei 5 km indoor ricordiamo il secondo posto ai mondiali di Siviglia, nel ’91, dopo un entusiasmante duello col russo Shennikov, vincitore al fotofinish; primo e secondo finirono sotto il precedente primato mondiale. Un atleta sempre attivissimo, dal ’77 ad oggi, coi suoi 28 titoli italiani assoluti (10 sui 5 km al coperto, 8 sui 10.000 m, 8 sui 20 km, 2 sui 50 km) le sue 45 maglie azzurre.

Giovanni continua a marciare, silenzioso, come ha sempre fatto. Come sa fare. Alcuni tra i parenti e amici che ridevano affettuosamente dei sogni di gloria di papà Gaetano non ci sono più, così come i “nemici” che vaticinavano il “botto” dell’ex bambino prodigio. Ricordi che fanno tenerezza.

Mario de Benedictis